Fiano Romano

Territorio

Fiano Romano sorge a 97 m di altezza sul livello del mare.

Il clima di Fiano Romano è molto simile a quello di Roma ma non del tutto. Essendo distante dal mare non riceve influssi mitigatori,questo comporta nella stagione invernale di avere temperature quasi sempre sottozero o poco al di sopra la notte e di giorno avere giornate fresche nei tre mesi invernali. Le nevicate si hanno nelle ondate di freddo più severe e possono scatenare con neve consistente al suolo l’effetto albedo con minime notturne che possono arrivare intorno ai -7 -8 gradi in casi eccezionali anche intorno ai -14 °C. L’estate invece è relativamente calda con temperature diurne che si aggirano sui 31 °C e temperature notturne sui 17-18 °C. In occasione di ondate di caldo la temperatura può superare i 36 °C. La vicinanza dei monti può scatenare temporali estivi di calore che mitigano il clima nelle giornate più calde.

Storia

Le origini

Secondo alcuni studiosi la città etrusca di Capena, il cui territorio era compreso tra gli odierni paesi di Capena, Morlupo, Rignano Flaminio, Riano, Castelnuovo di Porto, Filacciano, Torrita Tiberina, Ponzano Romano, Sant’Oreste, Civitella San Paolo e Fiano Romano, venne sconfitta agli inizi del IV secolo a.C. dai Romani insieme all’alleata Veio. Gli abitanti si sparsero in piccoli insediamenti sulle vicine colline, che sotto il dominio di Roma crebbero in importanza e rappresentarono i futuri nuclei oltre che di Fiano, di Civitella San Paolo e dell’attuale Capena, di Morlupo, di Rignano Flaminio e di Castelnuovo di Porto.

Il Medioevo

All’epoca buia delle invasioni barbariche, nelle campagne la chiesa rappresentava l’unica autorità, che sarà poi consolidata nel V secolo con la fondazione dei monasteri benedettini. Fiano (Fundus Fianus o Flavianus o Flaganus) era compreso nella provincia denominata “La Teverina” sotto la diocesi di Porto, controllata dai Monaci Benedettini di S. Paolo; il “Fundus” viene nominato per la prima volta nel diploma di Lotario I dell’anno 840 per l’abbazia di Farfa. In seguito, del “Fundus” si ritrovano tracce in vari atti e documenti: nel 1013 è ricordato tra i beni che Benedetto VIII aveva in precedenza donato a Farfa; nel 1058 i conti di Galeria donarono ai monaci la chiesa di “Sancta Maria ad Pontem de Flaiano” e quella di S. Biagio “infra castellum de Flaiano”.

Nel 1081, una bolla di Papa Gregorio VII riconosce il “Castellum” Flaianum di proprietà del monastero di San Paolo. Nel 1139, l’abate di San Paolo rivolge a Papa Innocenzo III la protesta per l’usurpazione del castello operata dagli eredi di Tebaldo da Cencio. In seguito, Papa Alessandro III e gli imperatori Federico I ed Enrico IV confermeranno con atti ufficiali i diritti dei benedettini di S. Paolo su Fiano. Più tardi (1300), gli Orsini acquistarono circa la metà di Fiano; l’altra metà entrerà a far parte del patrimonio della stessa famiglia tra il 1404 e il 1406, per opera di Paolo Orsini, che la acquistò per soli 1.100 fiorini, avvalendosi della parentela che lo legava come cognato all’abate di San Paolo. I discendenti di Paolo Orsini vendettero, poi, Fiano con Morlupo e Monte la Guardia, per 10.000 fiorini ai Colonna, i quali non rimasero a lungo a Fiano, in quanto nel 1443 Fiano e Scorano vengono divisi tra il monastero di S. Paolo e Orso Orsini. Da quest’ultimo, nel 1451, fu posta un’ipoteca a favore della moglie Elisabetta d’Anguillara sul castello di Fiano. Nel 1478 governava Fiano Paola Orsini e nel 1489 la città apparteneva a Niccolò III Orsini.

Francesco di Fiano e altri letterati

Scarse sono le notizie relative alla biografia di Francesco, il più grande fra gli uomini di cultura nati a Fiano. Sul fatto che sia nato in questa cittadina non ci sono dubbi: il nome subisce diverse varianti nei manoscritti (Fianus, Fiani, de Flaiano, de Flagano, de Flagiano, de Faxano, de Frana, de Fiavano, de Fyano, de Fiancano, de Fiana ………), ma nel 1380, in alcuni versi che l’umanista Quatriario di Sulmona invia all’amico Francesco da Fiano, scrive che la sua missiva lo troverà “a Fiano, che dietro guarda il Soratte e davanti il Tevere”, sgombrando il campo da ogni incertezza. Incerta è la data della nascita, che può variare dal 1340 al 1350; sono certi, invece, sia il nome del padre di Francesco (Antonio Cecchi di Fiano), che la data della morte del letterato (1421).

L’importanza di Francesco da Fiano nella storia della cultura è stata posta nella giusta evidenza grazie, soprattutto, all’appassionato lavoro di ricerca di un altro grande fianese, don Igino Taù, dell’istituto salesiano “villa Sora” di Frascati (RM), che alla fine del 1961 licenziò alla stampa l’oneroso studio sull’opera più conosciuta di Francesco “Contra ridiculos oblocutores et fellitos detractores poetarum”.

Con il “Contra oblocutores” il fianese si inserisce nella polemica tra i primi umanisti e gli anti umanisti: pur appartenendo alla Curia romana, dove numerosi erano gli oppositori e detrattori della poesia classica, egli ha il coraggio di difendere gli antichi poeti e di questi afferma energicamente il diritto di essere citati non solo alla presenza del Papa, ma di Cristo stesso. È ridicolo accusare di anticristianesimo, i poeti nati prima di Cristo. Alcuni di loro, anzi, possono essere considerati come profeti del Cristianesimo. Il consiglio comunale di Fiano Romano, nella seduta del 22 febbraio 1989, deliberò con voti unanimi parere favorevole alla decisione espressa dal collegio dei docenti e dal consiglio di istituto, di intitolare la scuola media statale della cittadina a Francesco da Fiano, il quale “indica alla sua gente la via del rinnovamento nel segno della tradizione”.

Oltre a Francesco da Fiano, possono essere indicati i nomi di altri letterati fianesi: messer Nucio da Fiano, nel 1473 professore universitario a Roma; frate Giorgio da Fiano, francescano riformista, che nel 1609 pubblicò a Venezia le rime spirituali del suo amico e confratello Bartolomeo di Saluzzo. La tradizione poetica è stata tramandata attraverso i secoli e ancora oggi è viva a Fiano, anche grazie ai “Poeti a Braccio” che, tra un bicchiere di vino e l’altro, cantano versi improvvisati simpaticissimi e, talvolta, di notevole fattura.

Dal XV secolo alla fine del XVII secolo

Niccolò III Orsini (1442-1510) è stato il più importante signore di Fiano: conosciuto da tutti per la fama di grande generale, fu al servizio di Firenze e, poi, di Venezia, e salvò la Serenissima con la strenua difesa di Padova contro l’esercito strapotente dell’imperatore Massimiliano. Niccolò III, che era anche conte di Nola, Pitigliano e Sovana, a Fiano fece costruire (1489-1493) il castello ducale (su disegno di Giuliano da Sangallo), che ha avuto l’onore di ricevere nel 1493 la visita di papa Alessandro VI Borgia, accompagnato da personaggi notevoli, come il giovanissimo cardinale di Valencia (Cesare Borgia) e il cardinale Piccolomini (futuro papa Pio III). Alla morte di Niccolò III, i due figli legittimi, Ludoviso Orsini e Aldobrandino Orsini litigarono a lungo per il possesso di Fiano e per risolvere la questione nel 1514 papa Leone X dovette inviare come mediatore Giordano Orsini di Monterotondo. Fiano appartenne agli Orsini fino al 1600, quando Alessandro lo vendette a Caterina de’ Nobili, madre del cardinale Francesco Sforza, il quale nel 1607 ottenne il titolo di duca di Fiano per Sforzino, suo figlio naturale. Nel 1621, Orazio Ludovisi, generale della Chiesa, comprò il ducato di Fiano e nel 1690 lo rivendette a Papa Alessandro VIII, il quale lo regalò a Marco Ottoboni, suo nipote e generale delle galere pontificie, ed ai suoi successori.

Dal XVIII secolo ai giorni nostri

Per più di duecento anni, gli Ottoboni furono i signori di Fiano (1690-1897), fino a quando il principe don Marco Ottoboni-Boncompagni-Ludovisi Senatore del Regno, pur mantenendo il titolo di duca di Fiano (che, con il nome e lo stemma, trasmise agli eredi e successori nella “primogenitura perpetua Ottoboni”, istituita da Alessandro VIII nel marzo 1690 e che prevedeva anche la “successione femminile” in caso di estinzione della discendenza maschile, oggi pervenuta “de iure” al marchese don Domenico Serlupi Crescenzi Ottoboni attraverso la sua trisavola principessa Giovanna Ottoboni cg. Serlupi), vendette al costruttore Carlo Menotti il Castello e i terreni per 900.000 lire. Alla morte di Carlo Menotti, ereditò il patrimonio il figlio Mario Menotti. Dopo la Grande Guerra (1915-18), una parte della tenuta dei Menotti fu ceduta agli ex combattenti, che la pagarono una somma esigua.

Con l’inizio dell’epoca fascista, Mario Menotti andò in India, dove morirà molto tempo dopo, e l’amministrazione delle terre fu affidata al conte Orsolini Cencelli. Ma i fianesi richiedevano con forza la concessione di altre terre e alla fine della Seconda Guerra Mondiale, iniziarono un’aspra e lunga lotta per ottenerla. Per quanto riguarda il Castello è stato acquistato dal comune di Fiano Romano, che ha compensato la congregazione delle suore domenicane con la costruzione di un meraviglioso complesso alle falde di una collina vicinissima al centro di Fiano, che ospita numerosissimi bambini della scuola materna delle suore. Il periodo più recente è stato caratterizzato da un forte incremento demografico che ha messo il paese di fronte a problemi di integrazione culturale. Tale aumento della popolazione residente ha causato naturalmente una dispersione della cultura autoctona e difficoltà nel gestire fenomeni di natura sociale, i quali richiedono tempi adeguati di soluzione.

Le lotte per la terra a Fiano

La rivolta dei contadini e le rivendicazioni sulle terre, che in Italia si andavano sempre più estendendo fin dall’inizio del Novecento, videro protagonisti i fianesi, con una lotta lunga, estenuante, la quale, sommariamente, si articolò nelle tappe seguenti:

  • 24 agosto 1919 – Fiano è tra i circa 40 Comuni della Provincia di Roma, nelle cui tenute più importanti scoppiarono movimenti impetuosi, con invasioni delle terre incolte;
  • 1920 – raggiunse la massima espansione il movimento dei contadini, che era ripreso per l’insoddisfazione derivata dalla lentezza delle pratiche per l’assegnazione delle terre incolte o malcoltivate, prevista dal Decreto Visocchi del settembre 1919: a seguito delle occupazioni, anche a Fiano vennero assegnate le terre (un ettaro per capofamiglia), anche se non erano le più fertili;
  • novembre 1944 – dopo il ventennio fascista, ripresero le lotte per le terre e a Fiano la proprietà Menotti assegnò alle due cooperative “Pace e Lavoro” e “Viribus Unitis” 300 ettari di terra;
  • 1945 – ai primi 300 ettari, se ne aggiunsero altri 700, che la commissione per le terre incolte assegnò ai reduci (nella misura di un ettaro e mezzo ciascuno), dopo le invasioni delle tenute dell’amministrazione Menotti, che portarono la lotta, oltre che nei campi, anche nei tribunali, dove venivano giudicati i braccianti arrestati durante le invasioni. Dopo lo sdoppiamento delle cooperative, seguito alla nascita della Coldiretti, la quale rappresentava le rivendicazioni dei piccoli proprietari, certamente diverse da quelle dei braccianti, ripresero le lotte a Fiano, con le invasioni e le occupazioni delle terre da parte della “lega contadina”;
  • 1946 – il 4 settembre, con la massiccia partecipazione dei fianesi, diecimila contadini manifestarono a Roma; il 9 e 12 settembre, nuove invasioni delle terre dei Menotti e occupazioni che continuarono fino alla fine di ottobre, con arresti dei partecipanti;
  • 1947 – notevole è la testimonianza della visione pacifista e non violenta della lotta per la terra, fornita da una comunicazione del 15 settembre agli attivisti, in preparazione di una occupazione delle terre, che poi si svolse dal 21 al 25 settembre, affiancata dallo sciopero dei braccianti, e coinvolse un centinaio di fianesi, che occuparono – guidati dal sindaco e dai capilega – duecento ettari;
  • 1949 – tra maggio e luglio, a Fiano vi furono invasioni, con scontri e fermi di polizia; il 4 dicembre ripresero le occupazioni, con arresti e blocchi stradali attuati dai braccianti guidati dal Sindaco; l’8 dicembre, cariche della polizia contro occupanti di tenute agricole, con cinque arresti;
  • 1950 – il 21 ottobre viene approvata la legge stralcio che doveva rappresentare il primo passo verso la riforma agraria completa: a Fiano, stabiliti gli assegnatari delle terre e i lotti da distribuire, furono effettuati i sorteggi in una pubblica assemblea.

Monumenti e luoghi di Interesse

Architetture religiose

A Fiano Romano si trovano le seguenti chiese

Chiesa di Santo Stefano Nuovo

È stata iniziata a costruire a partire dalla 2ª metà del XV secolo e rimaneggiata, secondo attestazioni storiche dell’Archivio di Stato, nel 1774.

La chiesa ha una pianta basilicale su 3 navate sormontate da archi a tutto sesto poggianti su pilastri di travertino.

L’altare è sito dietro un arco di trionfo racchiuso entro un timpano sorretto da 2 colonne con capitelli corinzi.
Al centro è posto un quadro di Antonio del Massaro, detto il Pastura, rappresentante la Madonna tra i santi:

  • Giovanni Battista
  • Stefano
  • Biagio
  • Pietro

Sulla navata destra vi è il mausoleo di Niccolò III Orsini, degli affreschi provenienti dalla Chiesa di Santa Maria ad Pontem e la cappella dell’Annunziata (già degli Orsini) nel cui interno vi sono una tavola del Cristo Salvatore e degli affreschi attribuiti alla scuola del Pinturicchio.

Sulla navata sinistra vi è il sarcofago di Pietro Gregorio Ottoboni Boncompagni Ludovisi duca di Fiano ed una campana del 1278 realizzata da Guidotto da Pisa dedicata a San Martino.

Altri affreschi portano la cappella ornata di abside, di un crocifisso in legno ed un altare con basamento di pietra (forse originariamente un pilastro).
Anticamente questa cappella constava di affreschi.

Chiesa di Santa Maria ad Pontem

La chiesa di Santa Maria ad Pontem è una chiesa sconsacrata sita in via Santa Maria 1

Il nome è dovuto alla posizione ‘al ponte’ (sul Tevere) rispetto all’abbazia di Farfa.L’annesso monastero fu dei Silvestrini (ordine monastico fondato da Silvestro Guzzolini, che comprendeva una trentina di monasteri, meno di un migliaio di monaci e dipendenti dalla giurisdizione di Nepi, la congregazione decadde nel XIV secolo).

Secondo alcune fonti il monastero è stato fondato nel 1303 nel periodo di Andrea di Giacomo da Fabriano, altre fonti presso l’abbazia di Farfa la vogliono edificata presso l’anno 1058. La chiesa, nonostante sia stata riedificata, mantiene il precedente impianto della pianta del transetto.

Alcuni affreschi, staccati dalle pareti della chiesa durante alcuni restauri, vengono esposti nella chiesa di Santo Stefano. Camassei narra d’un affresco della Madonna presente nella chiesa e di una campana proveniente dall’Inghilterra del periodo di Enrico VIII.

Chiesa di Santo Stefano Vecchio

È sita poco fuori dalla città, sul lato ovest. Nonostante fosse la chiesa principale di Fiano Romano, ora è di proprietà privata, per via che tale chiesa risulta essere fuori mano per la stragrande maggioranza della popolazione fianese. L’interno ha pianta basilicale, fu cenobio benedettino, presenta stile romanico dei secoli XII e XIII ma con svariati rimaneggiamenti e restauri successivi. Le 3 navate sono separate da 10 colonne per parte in granito. I capitelli sono tutti quanti diversi e constanti di un pilastro centrale ognuno. Ai 2 lati del portale d’ingresso vi sono un candelabro per parte realizzati in bronzo a colonne tortili con spirali richiamanti le piante di alloro ed alti circa 3 metri ciascuno. L’altare odierno è sito nella parte absidale al posto del vecchio ciborio e realizzato in marmo greco. Il ciborio è stato portato dapprima nel collegio irlandese di Roma, poi al Metropolitan Museum di New York dov’è esposto tuttora. Il campanile consta di 3 ordini di finestre, a partire dal basso:

  • bifore
  • trifore
  • monofore

Altre chiese

La chiesa della Madonna del Carmine non ha un gran criterio estetico ed architettonico di cui non si hanno notizie precise.
Il Camassei, in un manoscritto del 1700, circa narra forse di questa chiesa, chiamandola chiesa della fraternita (usata anche come cimitero per i contadini).

La chiesa della Beata Vergine della nuova o della ruota (sullo stesso manoscritto non è ben riconoscibile il nome corretto).

La chiesa della Madonna delle Grazie sita di fronte all’ospedale per i poveri.

Della chiesa di Sancti Georgi in Suburbio Castri Flaiani il Ghibelli cita che era possedimento del monastero di Sant’Andrea e di San Gregorio al Clivo di Scauro a Roma.

La chiesa di Val Casale era gestita da un eremita e, nel suo interno, vi era una tela raffigurante San Giovanni di Dio di Francesco Trevisani.

La chiesa di San Sebastiano veniva utilizzata nel giorno dell’Ascensione per fare una processione e benedire la campagna ed ottenere così un buon raccolto.

Architetture Militari

Castello ducale Orsini

Il castello fu modificato più volte, a seconda delle esigenze, nel Medioevo.

La prima modifica attestata storicamente la si ha nel 1493 quando Niccolò III Orsini fece ampliare questo castello, aggiungendo l’ala che prospetta Porta Capena dopo averlo ereditato da Orso ed Elisabetta Orsini aggiungedogli un raffinato gusto rinascimentale.

Per duecento anni, ad iniziare dal 1690, fu proprietà degli Ottoboni duchi di Fiano.

Cultura

Musica

Associazione Culturale Banda Musicale Fiano Romano
Pur non risultando alcuna data ufficiale di costituzione, si sa che un gruppo di musicanti esisteva già dalla fine del 1800. Nel corso di oltre un secolo dalla sua esistenza, la Banda Musicale di Fiano Romano ha avuto diverse vicissitudini, alternando periodi di maggiore attività a periodi di stasi, specialmente durante le guerre, ma non si è mai sciolta e nel 1995 si è costituita in associazione

Cinema

  • A Fiano Romano è stata ricostruita l’abbazia del film Il nome della rosa, tratto dall’omonimo romanzo del semiologo italiano Umberto Eco.
  • Fiano Romano è la città di Rocca Secca nel film del 1963 Gli onorevoli dove Totò fa il suo discorso alla popolazione.

Persone legate a Fiano Romano

  • Ettore de Conciliis (1941), pittore e scultore italiano, vive a Fiano Romano;
  • Sabrina Ferilli (1964), attrice italiana, cresciuta a Fiano Romano;

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